22 gennaio 2011

Si chiedeva come fosse possibile che mai nessuno le avesse donato quello che si meritava e che desiderava da così lungo tempo.
La guardò mentre scriveva a matita su pagine troppo sottili e poi prendere in mano il cellulare. Lo guardava come se dovesse a un tratto morderle il naso e lo teneva in mano come qualcosa di estremamente caldo. Gli tornò in mente che l'arte nasce naturalmente e senza consapevolezza o premeditazione.
Ma la domanda iniziale rimase lì, a penderle dalle labbra: “Come mai ancora no?”.
E la musica ricominciò e tutto divenne più confuso fino a che le riflessioni restarono solo qualcosa di sbiadito a un angolo. Lei sorrise, prima a se stessa, poi alla situazione e infine a lui. Volle che anche lui sorridesse a quel fato capriccioso, come per rabbonirlo o rassicurarlo. Un sorriso del genere mai sulla Terra fu osservato e i sentimenti che espresse sono tutt'ora ignoti ai poeti più attenti o contemplativi. “Mai amore fu più platonico e il fato più incomprensibile”; fu questa la frase che il ragazzo immaginò come descrizione di ciò che era successo. Se ne andò con dubbi più profondi e occhi più chiari.
(Valentina, 03/01/2011) 


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