27 febbraio 2011

" Era innamorato del proprio destino e gli sembrava che persino quella marcia verso la rovina fosse bella e sublime.
Capitemi bene: non ho detto che era innamorato di sè, ma del proprio destino. Sono due cose completamente diverse. Era come se la sua vita fosse diventata autonoma e avesse all'improvviso interessi suoi che non coincidevano con quelli di Mirek. E' così che, secondo me, la vita si trasforma in destino. Il destino non muove neanche la punta di un dito per Mirek (per la sua felicità, la sua sicurezza, il suo buon umore e la sua salute), in compenso Mirek é pronto a fare di tutto per il proprio destino (per la sua grandezza, la sua limpidezza, la sua bellezza, il suo stile e il suo senso intelliggibile). Si sente responsabile del suo destino, mentre il suo destino non si sente responsabile di lui."



(Il libro del riso e dell'oblio, Milan Kundera)

22 febbraio 2011


This is my fucking answer.

14 febbraio 2011

10 febbraio 2011

9 febbraio 2011

 Mangiava soltanto una volta al giorno, e mai cibi cotti. Digiunò per quindici giorni. Poi digiunò per ventotto giorni. Dalle cosce e dalle guance gli sparì la carne. Dai suoi occhi smisuratamente ingranditi parevano prendere il volo ardenti visioni, unghie lunghissime uscivano dalle sue dita rinsecchite, e sul mento germogliava un’arida barba stopposa. Gelido diventava il suo sguardo quando incontrava donne; la sua bocca si contraeva con disprezzo quand’egli doveva accompagnarsi con uomini ben vestiti. Vedeva i mercanti commerciare, i principi andare a caccia, la gente in lutto piangere i suoi morti, le meretrici far copia di sé, i medici affannarsi per i loro ammalati, i preti stabilire il giorno per la semina, gli amanti amare, le madri cullare i loro bimbi – e tutto ciò non era degno dello sguardo dei suoi occhi, tutto mentiva, tutto puzzava, puzzava di menzogna, tutto simulava un significato di bontà e di bellezza, e tutto era inconfessata putrefazione. Amaro era il sapore del mondo. La vita, tormento. Una meta si proponeva Siddharta: diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore. Morire a se stesso, non essere più lui, trovare la pace del cuore svuotato, nella spersonalizzazione del pensiero rimanere aperto al miracolo, questa era la sua meta. Quando ogni residuo dell’Io fosse superato ed estinto, quando ogni brama e ogni impulso tacesse nel cuore, allora doveva destarsi l’ultimo fondo delle cose, lo strato più profondo dell’essere, quello che non  è più Io: il grande mistero.
 (...)
Egli uccideva i propri sensi, uccideva la propria memoria, sgusciava fuori dal proprio Io in mille forme estranee, era bestia, era carogna, era pietra, era legno, era acqua, e ogni volta si ritrovava al risveglio – splendesse il sole oppur la luna -, era di nuovo quello stesso Io, rientrava nel circolo delle trasformazioni, sentiva sete, superava la sete, sentiva la nuova sete.

Siddharta.

6 febbraio 2011


So turn it on,
tune it in
And stay inert.

HERE'S A GROWING CULTURE
DEEP INSIDE A CORPSE
AGES STUCK TOGETHER
TAKIN IT TO THE SOURCE
TIMELESS DESPERATION
PICTURES ON A SCREEN SCREAM
"HEY PEOPLE,
WHAT DOES IT MEAN?"

3 febbraio 2011

Dal diario di un ragazzo come me e te. E forse anche qualcuno di voi.

“...e quindi cosa devo fare? Sono troppo giovane per arrendermi ai disegni già tracciati da altri. A 19 anni decidere (non è una decisione attiva, è piuttosto il flusso degli eventi) di affogarmi nel mare delle fabbriche, degli uffici, delle lunghe giornate lavorative...

Io voglio fare l'astronauta! Voglio insegnare filosofia e storia alle persone come te. E forse anche lettere. Voglio dipingere un nuovo fiore e poi bruciare l'opera. Voglio scrivere lettere d'amore. Voglio vivere nel sottotetto di un palazzo ottocentesco parigino. Voglio curare i tuoi mali col bisturi. Voglio essere Dean Moriarty. Voglio tornare dall'India e non riuscire più ad esprimermi con il linguaggio comune. Voglio progettare la biblioteca dei tuoi sogni. Les nueés s'amassaient sur la haute mer faite d'une étérnité de chaudes larmes. Voglio avere un bambino d'altri tempi. Voglio asfaltare la strada che porta da qui al cimitero. Voglio hang down the blessed dj because the music they constantly play it says nothing to me about my life. Voglio leggere il libro che mi dirà tutto e che non troverò mai. Voglio scoprire la mummia inviolata di un faraone egizio. I want to play my cards wrong. Voglio conoscere un vero illuminista. Voglio sedermi sotto un'acacia. Voglio credere che tutti conoscano la storia di Karen Blixen. Voglio l'aria pulita. Voglio perdermi nella selva e uscirne. Voglio dirigere il quotidiano che più odio. Voglio capire se if a double-decker bus crashes into us to die by your side is such a heavenly way to die è la frase più morbosa della storia o se esprime quei sentimenti perversi che solo Morissey sa descrivere.

La verità è che sono solo un giovane nostalgico. Leggo libri scritti duecento/cento/cinquanta anni fa. Ascolto per la maggior parte musica composta come minimo prima degli anni '90. Credo in utopie politiche e sociali. Leggo libri di storia.. storia, non presente. Guardo film d'epoca o ambientati in altre epoche. Rifletto su scritti greci. Vesto in un modo che la maggior parte della gente non capisce. Scrivo cose che nemmeno io comprendo...

Non ho niente di questa epoca ma la capisco più della maggior parte della gente. Eppure mi sento solo in mezzo a una folla. Urlo, ma nessuno mi sente. Mi senti? No. Possibile che solo io noti certe cose? Nessuno che reagisce? Sono forse meno ovvie di quello che penso? No, assolutamente. Sono già successe in passato, ed è solo un ciclo che si ripete eternamente. Oppure è solo il normale sviluppo della società, lo sbaglio di una razza, quella umana, che sembra non riscattarsi mai. Ma di cosa sto parlando?
Sono solo con le mie idee e intuizioni, che pochi capiscono, sono fuori posto in ogni luogo. È sbagliato indignarsi ancora? Devo fare finta di niente? Devo abituarmi? Sarebbe stato meglio rimanere nell'indifferenza e nella foschia del non sapere?
?

No.”

(Valentina Venturi)