3 febbraio 2011

Dal diario di un ragazzo come me e te. E forse anche qualcuno di voi.

“...e quindi cosa devo fare? Sono troppo giovane per arrendermi ai disegni già tracciati da altri. A 19 anni decidere (non è una decisione attiva, è piuttosto il flusso degli eventi) di affogarmi nel mare delle fabbriche, degli uffici, delle lunghe giornate lavorative...

Io voglio fare l'astronauta! Voglio insegnare filosofia e storia alle persone come te. E forse anche lettere. Voglio dipingere un nuovo fiore e poi bruciare l'opera. Voglio scrivere lettere d'amore. Voglio vivere nel sottotetto di un palazzo ottocentesco parigino. Voglio curare i tuoi mali col bisturi. Voglio essere Dean Moriarty. Voglio tornare dall'India e non riuscire più ad esprimermi con il linguaggio comune. Voglio progettare la biblioteca dei tuoi sogni. Les nueés s'amassaient sur la haute mer faite d'une étérnité de chaudes larmes. Voglio avere un bambino d'altri tempi. Voglio asfaltare la strada che porta da qui al cimitero. Voglio hang down the blessed dj because the music they constantly play it says nothing to me about my life. Voglio leggere il libro che mi dirà tutto e che non troverò mai. Voglio scoprire la mummia inviolata di un faraone egizio. I want to play my cards wrong. Voglio conoscere un vero illuminista. Voglio sedermi sotto un'acacia. Voglio credere che tutti conoscano la storia di Karen Blixen. Voglio l'aria pulita. Voglio perdermi nella selva e uscirne. Voglio dirigere il quotidiano che più odio. Voglio capire se if a double-decker bus crashes into us to die by your side is such a heavenly way to die è la frase più morbosa della storia o se esprime quei sentimenti perversi che solo Morissey sa descrivere.

La verità è che sono solo un giovane nostalgico. Leggo libri scritti duecento/cento/cinquanta anni fa. Ascolto per la maggior parte musica composta come minimo prima degli anni '90. Credo in utopie politiche e sociali. Leggo libri di storia.. storia, non presente. Guardo film d'epoca o ambientati in altre epoche. Rifletto su scritti greci. Vesto in un modo che la maggior parte della gente non capisce. Scrivo cose che nemmeno io comprendo...

Non ho niente di questa epoca ma la capisco più della maggior parte della gente. Eppure mi sento solo in mezzo a una folla. Urlo, ma nessuno mi sente. Mi senti? No. Possibile che solo io noti certe cose? Nessuno che reagisce? Sono forse meno ovvie di quello che penso? No, assolutamente. Sono già successe in passato, ed è solo un ciclo che si ripete eternamente. Oppure è solo il normale sviluppo della società, lo sbaglio di una razza, quella umana, che sembra non riscattarsi mai. Ma di cosa sto parlando?
Sono solo con le mie idee e intuizioni, che pochi capiscono, sono fuori posto in ogni luogo. È sbagliato indignarsi ancora? Devo fare finta di niente? Devo abituarmi? Sarebbe stato meglio rimanere nell'indifferenza e nella foschia del non sapere?
?

No.”

(Valentina Venturi)

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